COMITATO TERRITORIALE C.S.I. DI RAVENNA
24 febbraio 2018

Migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità attraverso lo sport

Idee, spunti, progetti innovativi per il territorio

«Abbiamo seminato qualcosa di importante» è stato uno dei primi commenti a caldo sul convegno che si è svolto sabato 24 febbraio a Ravenna dal titolo “Sport Salute e Socialità” sul tema “Migliorare la qualità della vita nella disabilità attraverso lo sport: buone pratiche del territorio” in merito alle attività proposte e coordinate dal Comitato di Ravenna del Centro Sportivo Italiano.

Le danze sono state aperte dall’Amministrazione Comunale, che ha portato il proprio ringraziamento per chi organizza le attività per l’integrazione delle persone con disabilità: questa presa in carico dei più fragili al di là dell’istituzionalizzazione deve essere un focus da tenere a mente per il futuro al fine di migliorare l’autonomia del singolo individuo. Lo sport quindi deve essere visto come un ambiente positivo di socialità e di integrazione, rompendo quel muro che separa(va) i due mondi da leggere con una chiave di cultura, di relazione, di integrazione e di inclusione.

La città di Ravenna, ma lo stesso concetto vale per il Paese intero, sta uscendo dalla “bolla” della mentalità – sbagliata – in cui sport sia solo tempo libero, oppure contesto agonistico e risultato sportivo: in realtà va considerato sempre di più quell’insieme di valori sulla crescita e l’integrazione, trasferendo l’ottica sportiva in quella del welfare. Ne è la dimostrazione che sul nostro territorio siano sempre di più le realtà impegnate nei progetti sportivi per persone con disabilità, segno di un’apertura da parte del mondo sportivo e del mondo scolastico.

L’intervento della Dott.ssa Tiziana Grilli, rappresentante dell’AUSL Romagna, ha ricordato quanto sia importante il ruolo della Sanità Pubblica all’interno delle azioni che vengono svolte, anche come attività di sensibilizzazione e di mappatura delle esigenze e delle esperienze sul territorio, sullo sport per persone con disabilità. Non solo prevenzione per le patologie metaboliche o cardiache, ma bensì strumento per raggiungere anche l’autoderminazione per chi ha bisogno di sostegno per accedere alla pratica sportiva, abbattendo i muri che spesso vengono fondati su stigmi e pregiudizi. Il tutto in un’ottica di rispetto dei desideri e delle aspettative dell’individuo, al di là dei bisogni specifici.

Antonio Buzzi, presidente di Sol.Co. Ravenna, ha presentato il percorso complessivo in un’ottica di rete (illustrando tutti i partner: mondo sportivo, mondo cooperativo, enti del terzo settore, istituzioni, AUSL, associazioni, …) auspicando un cambio di rotta affinché lo sport entri all’interno dei “progetti di vita” delle persone. Progetti che devono essere fondati sull’obiettivo di una vita il più autonoma possibile garantendo a tutti la piena rispondenza delle attività, in ogni ambito, ai propri desideri. Il tutto all’interno di un percorso partecipato e condiviso con il coinvolgimento di tutti gli stakeholder sul territorio, e allo stesso tempo monitorabile per rendere oggettivi i risultati al fine di correggere eventualmente la rotta e, perché no, esportare modelli vincenti.

È quindi emerso un input fondamentale, un cambiamento dell’ottica di chi lavora nel settore: non essere più solo gestori di servizi bensì diventare costruttori di contesti dinamici e flessibili al fine di abbattere le barriere che possono essere limitanti e offrendo vari contesti per trovare il soddisfacimento dei propri bisogni. Un percorso faticoso, sicuramente, ma necessario per raggiungere il concetto di “giustizia” e non di “equità”, senza scandalizzarsi se per alcune attività o iniziative siano necessari investimenti più importanti. In tutto questo lo sport assume un ruolo fondamentale oltre che per le motivazioni note a tutti quanti ma perché, semplicemente, anche alle persone con disabilità piace fare sport!

Alessandro Bondi, presidente CSI Ravenna, ha portato l’attenzione sulla finalità educativa che ha lo sport per il Centro Sportivo Italiano: ovvero la proposta concreta di uno sport per tutti che costituisca per i suoi protagonisti reale occasione di crescita personale e di miglioramento della qualità della vita. Per raggiungere questo obiettivo è importante investire sulla formazione di chi andrà ad operare con i ragazzi, sia per quanto riguarda gli educatori professionali sia per gli allenatori sportivi: praticamente esauriti i posti per i due corsi per Operatore Sportivo per la Disabilità – un format innovativo pensato con l’obiettivo di formare personale che acquisisca competenze specifiche e strategiche per lavorare con persone con disabilità nel settore sportivo – mentre sono in cantiere sia nuove edizioni del corso stesso sia corsi di specializzazione di secondo livello su competenze specifiche e su singole tematiche.

La parola è passata al mondo della scuola: Doris Cristo, responsabile per l’integrazione presso l’ufficio scolastico, ha manifestato quanto sia necessario il supporto di una rete strutturata sia dal punto di vista formativo sia per la realizzazione delle attività. È storicamente nota la sensibilità da parte degli insegnanti di educazione fisica verso il connubio sport-disabilità e quindi la proposta di un progetto in tal senso è stata accolta con gioia sia dai vertici istituzionali sia dai singoli insegnanti che hanno accettato di far parte di una sperimentazione unica nel suo genere. Con la speranza che proprio nei bambini si riesca ad abbattere fin da subito quello stereotipo comune che porta a pensare ai disabili come persone malate e immobili portando alla luce invece come con la propria passione, energia, determinazione, vitalità riescano a sfruttare al meglio le proprie capacità residue mettendo.

Compito di Marco Gramantieri della Cooperativa “Progetto Crescita” è stato di illustrare le modalità di realizzazione di questo progetto che prevede non di lavorare solo sul singolo disabile ma su tutto l’ambiente e il contesto scolastico che può e deve diventare veramente un contesto inclusivo e non solo integrato (ovvero, essere tutti un gruppo unito). Proprio nel periodo scolastico tutti hanno il maggior numero di contatti sociali, ed è questo il momento in cui si costruisce la socialità attraverso anche la mediazione da figure professionali. Il percorso prescelto per la valorizzazione della pratica sportiva come veicolo di inclusione sociale coinvolgerà dodici classi tra scuola primaria e secondaria di primo grado con al loro interno alunni con disabilità, grazie ad un progetto didattico legato al mondo del dodgeball, disciplina che vede proprio a Ravenna il suo punto di ingresso nella nostra Nazione, che vedrà poi un torneo finale tra gli alunni coinvolti.

Una piccola pausa nei lavori ha portato alla proiezione del video di presentazione di “Oltre la Siepe”, campionato italiano CSI-FISDIR di pallavolo per disabili intellettivo-relazionali, nato a Ravenna e che quest’anno vedrà nell’ultimo weekend di ottobre lo svolgimento della quattordicesima edizione: un’eccellenza del territorio che ha permesso, grazie al lavoro instancabile dei volontari coinvolti, di diventare la manifestazione che assegna de iure e de facto lo scudetto italiano di disciplina.

Christian Rivalta, vicepresidente della Cooperativa “La Pieve”, ha spiegato come lo sport educativo sia uno strumento educativo per contribuire alla crescita personale e globale di ognuno. Educare attraverso il movimento significa quindi costruire uno strumento armonico totale della persona, grazie ad un allenamento costante per migliorarsi giorno dopo giorno. La “palestra polisportiva”, nuovo format di esperienza sportiva, diventa quindi il nucleo specializzato nella promozione delle autonomie personali e delle competenze motorie, cognitive e relazionali funzionali alla pratica sportiva. Consiste in attività motorie in palestra strutturate in base a training specifici di ambito cognitivo-comportamentale e finalizzate alla pratica di uno “sport mediatore” partecipato anche da atleti a sviluppo tipico. Un ulteriore obiettivo è promuovere presso servizi residenziali e diurni per disabili dei diversi distretti il valore della proposta sportiva, l’integrazione delle attività motorie strutturate nell’ambito della programmazione ordinaria del servizio e le competenze tecniche necessarie alla loro realizzazione.

Silvia Manganelli, educatrice della Cooperativa “La Pieve” e collaboratrice del CSI per lo sviluppo di progetti educativi, ha parlato di come la collaborazione per questi progetti con il CSI – nata quasi vent’anni addietro – sia sempre più evoluta creando nuove opportunità ludico-motorie-sportive. Risultato di questa processo è “Giocando Senza Frontiere”, ovvero l’organizzazione di una giornata di gioco, di atletica e di sport per far vedere all’intera cittadinanza i risultati che si possono realmente raggiungere grazie ad un lavoro continuo e diverso dalle altre esperienze del territorio. “Anche noi ci siamo” è il leit motiv che ha seguito ogni fase di progettazione e di realizzazione dell’evento, sulle diverse accezioni che può assumere.

Sante Ghirardi, delegato provinciale CIP e referente di Marinando Ravenna, ha presentato le varie attività che sono state svolte in questi nove anni di vita e che hanno una particolarità unica nel loro genere: la disabilità al servizio degli altri – considerando che le colonne portanti dell’Associazione hanno una disabilità fisica –, amanti del mare che vogliono condividere con gli altri la propria passione. Il tutto con un sogno, un salto di qualità importante: la creazione di un equipaggio composto solo da persone con disabilità per partecipare a veleggiate non competitive e, perché no, un gruppo di persone autenticamente motivate e decise a proseguire il percorso per poi iniziare a regatare in maniera competitiva.

Un intervento diverso dal solito quello di Gabriele Mari, educatore della Cooperativa “La Pieve” e game designer per Sir Chester Cobblepot. Ha illustrato alla platea il parallelismo e le similitudini tra sport fisico e sport mentale: i giochi da tavolo quindi hanno una propria dignità dal punto di vista sportivo, essendo anch’essi ben definiti, con uno scopo esplicito condiviso, regole precise per la definizione della competizione, risultati quantificabili. Pertanto anche il gioco (adattato, modificato o realizzato “ad hoc” in base ai bisogni educativi) può essere d’aiuto per il benessere della persona con disabilità grazie a tre concetti qualificanti legati al gioco strutturato: palestra di capacità (permette di acquisire nozioni e di sperimentare ed esercitare abilità, competenze e comportamenti di tipo cognitivo e sociale), sistema di regole (per stare insieme e per giocare insieme occorre rispettare una serie di regole condivise), strumento di aggregazione (interazione focalizzata faccia a faccia che fa emergere un coinvolgimento spontaneo che genera intimità, vicinanza psicologica, rispetto reciproco e solidarietà). Sicuramente un approccio pioneristico sul tema, fatto di esperimenti e di errori ma con risultati che devono essere condivisi sia da un punto di vista divulgativo che formativo.

È stato compito di Idio Baldrati, presidente de “La Pieve”, porgere il saluto a tutti coloro che permettono la realizzazione di queste iniziative (anche coloro che lavorano nelle retrovie), utilizzando anche la metafora delle cime dolomitiche conquistate a piedi con i propri gruppi di disabili durante i campi estivi. Ricordando che i disabili non sono persone chiuse, bensì persone la cui passione coinvolgente gli permette di mettere in campo sempre una “risorsa in più” stimolando a creare esperienze sempre nuove e stimolanti.

Ha conclusi i lavori Alessandro Bondi, ricordando la figura di Tiziana Berti che tanto ha fatto nel nostro territorio per quanto riguarda l’attività sportiva dei suoi “ragazzi speciali”, recentemente scomparsa. Ha quindi anch’egli ringraziato sia i finanziatori pubblici e privati sia tutti coloro che hanno deciso di aderire a questa rete, auspicando l’ingresso di nuove realtà, al fine di raggiungere gli scopi che il Coordinamento per l’Attività Sportiva Adattata si è prefissato fin dal suo insediamento all’interno del CSI nel 2016. Senza dimenticare che uno degli obiettivi fondamentali è quello di offrire un servizio alle famiglie nel “durante noi” superando anche in questo caso il muro della diffidenza, della paura e della vergogna nell’avere un figlio disabile.

Tanti impegni, tanto lavoro per il futuro emerso in questa giornata di confronto. Il tutto con un nobile scopo, come canta Elisa in una delle sue canzoni: che tutti possano camminare “a modo” loro.

Migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità attraverso lo sport